L’asterisco (*). Lo abbiamo adottato anche noi qui a Zoworking, per sostituire quelle forme grammaticalmente al maschile e includere tutte le forme che non rientrano non solo nel mondo dei maschietti, ma nemmeno in quello femminile. No categorie, nessuna delle due. Quante volte vi siete trovat* ad inviare una mail, magari ad un gruppo di lavoro, composto da una varietà. Allora beh..come scriviamo. “Buongiorno a tutti”? E le tutte? E i transgender? Grazie ad un piccolo espediente grafico, noi come molti altri la risolviamo cosi: Buongiorno a tutt*. Se non siete fan degli asterischi, potreste anche utilizzare l’espediente chiocciola (@), come fanno in Spagna. Oltre all’asterisco (*) e alla chiocciola (@), da alcuni mesi si sta diffondendo anche l’uso dello schwa (ə), uno dei simboli dell’Alfabeto Fonetico Internazionale. Insomma, vasta la scelta no?
Alcun* potrebbero obiettare che l’asterisco, nella lettura soprattutto a voce alta, ci costringe ad interromperci poiché è impronunciabile. Ma se ci pensate bene, potrebbe essere molto più di un limite. Potrebbe essere un obiettivo. Ci fermiamo, ci interrompiamo, perché siamo costrett* a renderci conto che realmente esiste questa disparità. Esiste nella grammatica, esiste nella vita di tutti i giorni.
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